Vita Ignifuga

“SCRITTORI DENTRO”

Un premio letterario per incentivare la scrittura nelle carceri.

A giugno di quest’anno (2014), nel quadro della manifestazione Artespirito, che si è svolta a San Marino, si è tenuta una tavola rotonda, sul valore delle attività creative in carcere. Dirigenti dell’amministrazione carceraria ed esperti in materie artistiche si sono confrontati sul tema dell’arte in carcere e sui benefici evidenti di attività creative durante la reclusione.

A quella tavola rotonda sono stata invitata, in qualità di scrittrice e studiosa di tecniche psicologiche, a esporre le mie riflessioni sulle proprietà benefiche della scrittura.

E’ nata così l’idea di un premio letterario riservato ai detenuti per incentivare la scrittura creativa, idea subito sostenuta da alcuni cultori della letteratura, in particolare dagli editori Ipertesto Edizioni di Verona e Il Prato Publishing House di Padova.

In seguito alla visita al carcere di Padova e al colloquio con il direttore dottor Salvatore Pirruccio, è nato il logo, composto da due linee rosse che ricordano le sbarre -per l’appunto rosse in quell’istituto – e la penna che rappresenta la possibilità di oltrepassarle con la scrittura.

Il premio letterario Scrittori Dentro ha goduto da subito del patrocinio della Repubblica di San Marino, nella Segreteria di Stato Istruzione e Cultura e nella Segreteria di Stato Affari Interni e Giustizia, ed è stato ufficialmente presentato il 27 giugno a San Marino.

A questa prima edizione sono stati invitati tutti i condannati con sentenza definitiva, detenuti negli istituti penitenziari di Padova Due Palazzi e della Repubblica di San Marino Carceri dei Cappuccini, rendendo Scrittori Dentro un premio letterario internazionale a tutti gli effetti.

L’obiettivo primario del premio è di stimolare i detenuti a scrivere per dar modo al potere terapeutico della scrittura di agire e sciogliere il groviglio di pensieri, emozioni e difese psichiche che albergano in ogni essere umano.

Desiderio di chi ha promosso e lavorato per questo premio letterario, è di aiutare gli autori a rafforzare la capacità comunicativa delle loro opere. Ciò si ottiene sia rinforzando gli strumenti della scrittura, che sottoponendo i testi al light editing, ossia la revisione sulla tecnica, sullo stile e sulla coerenza dei contenuti per ottenere una maggiore forza narrativa. Questo lavoro è stato fatto dagli autori stessi con l’aiuto di autori qualificati e l’editing ha assunto modalità diverse a seconda che si sia trattato di uno scritto a carattere marcatamente autobiografico o meno, di un racconto oppure una poesia.

L’assistenza all’editing offerta dagli scrittori-editor è stata un po’ difficoltosa a causa della mancanza di contatti email e telefonici con gli autori detenuti, ma sempre gratificante e istruttiva. La poesia e la profondità di pensiero che sono uscite dalle carceri, ci hanno sorpresi e commossi;  lo scambio epistolare con i detenuti ha rivelato situazioni personali che hanno toccato le nostre corde più profonde.

Questo libro raccoglie venti opere selezionate dal premio letterario “Scrittori dentro”, edizione 2014. Sono i racconti e le poesie che la commissione ha ritenuto essere le più meritevoli di pubblicazione, opere scritte dai detenuti della Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova, tranne una, scritta da un detenuto delle Carceri dei Cappuccini, di San Marino RSM.

Tutti i proventi della distribuzione di questo libro (al netto degli oneri di legge) saranno devoluti all’Associazione Città della Speranza.

 

Qualche parola a parte merita la copertina di questo libro, opera di Nicola Artuso, un artista polivalente che spesso raggiunge vertici di sintesi concettuale che fanno di un’idea un’opera d’arte.

Il pesce rosso nel frullatore è un’immagine che richiama alla mente Marco Evaristti, un artista cileno, e la sua installazione Helena al Trapholt Art Museum in Danimarca. L’opera d’arte consisteva in dieci frullatori contenenti ciascuno un pesce rosso che nuotava nell’acqua. I visitatori furono invitati ad azionare i frullatori ed effettivamente qualcuno lo fece, cosa che innescò denunce e azioni legali che si conclusero con una sentenza che assolse tutti: i pesci erano morti all’istante, in una maniera che si poteva definire umana.

Si aprirono le porte alla domanda etica sull’uccisione degli animali. Pochi forse osservarono l’evento da una prospettiva diversa interrogandosi sul sentire del pesce in cattività, in fondo ignaro del pericolo che correva, sofferente però dei limiti fisici che restringevano il suo mondo. Nessuno ha pensato di dare una voce ai pesci prigionieri che muti sbattono il muso contro il vetro.

La sintesi di Nicola Artuso trascende ancora una volta il già detto e lascia dentro ognuno di noi il seme del pensiero interpretativo.

Sibyl von der Schulenburg

 

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